Il tuo amico è morto, quello con cui
giravi per le strade
a tutte le ore, parlando di filosofia.
Perciò, oggi sei andato solo,
fermandoti spesso per scambiarti di posto
con il tuo compagno immaginario,
e ribattere a te stesso
sul tema delle apparenze:
il mondo che vediamo nella testa
e il mondo che vediamo ogni giorno,
così difficili da distinguere
quando dolore e sofferenza ci piegano.
Voi due spesso vi siete fatti trascinare
tanto da trovarvi in quartieri strani
persi tra gente ostile,
costretti a chiedere indicazioni
proprio sul ciglio di una suprema rivelazione,
a ripetere la domanda
a una vecchia o a un bambino
che potrebbero essere entrambi sordi e muti.
Qual era quel frammento di Eraclito
che stavi cercando di ricordare
quando sei inciampato nel gatto del macellaio?
Nel frattempo, tu stesso ti eri perso
fra la scarpa nera nuova di qualcuno
abbandonata sul marciapiedi
e il terrore improvviso e l'ilarità
alla vista di una ragazza
abbigliata per una notte di ballo
che sfreccia sui pattini.
Your friend has died, with whom
You roamed the streets,
At all hours, talking philosophy.
So, today you went alone,
Stopping often to change places
With your imaginary companion,
And argue back against yourself
On the subject of appearances:
The world we see in our heads
And the world we see daily,
So difficult to tell apart
When grief and sorrow bow us over.
You two often got so carried away
You found yourselves in strange neighborhoods
Lost among unfriendly folk,
Having to ask for directions
While on the verge of a supreme insight,
Repeating your question
To an old woman or a child
Both of whom may have been deaf and dumb.
What was that fragment of Heraclitus
You were trying to remember
As you stepped on the butcher’s cat?
Meantime, you yourself were lost
Between someone’s new black shoe
Left on the sidewalk
And the sudden terror and exhilaration
At the sight of a girl
Dressed up for a night of dancing
Speeding by on roller skates.
Domando al piombo
perché ti sei lasciato
fondere in pallottola?
Ti sei forse scordato degli alchimisti?
Hai perso qualsiasi speranza
di diventare oro?
Nessuno mi risponde.
Pallottola. Piombo. Con nomi
del genere
il sonno è lungo e profondo.
I say to the lead
Why did you let yourself
Be cast into a bullet?
Have you forgotten the alchemists?
Have you given up hope
In turning into gold?
Nobody answers.
Lead. Bullet. With names
Such as these
The sleep is deep and long.
Sono cresciuto chino
su una scacchiera.
Amavo la parola scaccomatto.
Il che sembrava impensierire i miei cugini.
Era piccola la casa,
accanto a un cimitero romano.
I suoi vetri tremavano
per via di carri armati e caccia.
Fu un professore di astronomia in pensione
che m'insegnò a giocare.
L'anno, probabilmente, il '44.
Lo smalto dei pezzi che usavamo,
quelli neri,
era quasi del tutto scrostato.
Il re bianco andò perduto,
dovemmo sostituirlo.
Mi hanno detto, ma non credo che sia vero,
che quell'estate vidi
gente impiccata ai pali del telefono.
Ricordo che mia madre
spesso mi bendava gli occhi.
Con quel suo modo spiccio d'infilarmi
la testa sotto la falda del soprabito.
Anche negli scacchi, mi disse il professore,
i maestri giocano bendati,
i campioni, poi, su diverse scacchiere
contemporaneamente.
I grew up bent over
a chessboard.
I loved the word endgame.
All my cousins looked worried.
It was a small house
near a Roman graveyard.
Planes and tanks
shook its windowpanes.
A retired professor of astronomy
taught me how to play.
That must have been in 1944.
In the set we were using,
the paint had almost chipped off
the black pieces.
The white King was missing
and had to be substituted for.
I’m told but do not believe
that that summer I witnessed
men hung from telephone poles.
I remember my mother
blindfolding me a lot.
She had a way of tucking my head
suddenly under her overcoat.
In chess, too, the professor told me,
the masters play blindfolded,
the great ones on several boards
at the same time.
Senza voce l'insegnante si alza davanti a una classe
di pallidi bambini dalle labbra serrate.
La lavagna alle sue spalle tanto nera quanto il cielo
che dista anni luce dalla terra.
È il silenzio che l'insegnante ama,
il gusto dell’infinito che trattiene.
Le stelle come le impronte di denti sulle matite
dei bambini.
Ascoltatelo, dice felice.
The teacher rises voiceless before a class
Of pale, tight-lipped children.
The blackboard behind him as black as the sky
Light-years from the earth.
It’s the silence the teacher loves,
The taste of the infinite in it.
The stars like teeth marks on children’s pencils.
Listen to it, he says happily.
Charles Simic è un poeta, saggista e traduttore serbo-americano, nato il 9 maggio 1938 a Belgrado, in Serbia.
Dopo essere emigrato negli Stati Uniti negli anni '50, Simic ha adottato l'inglese come lingua poetica e ha iniziato a scrivere una vasta gamma di opere.
La sua poesia è nota per la sua capacità di mescolare l'umorismo con il surrealismo e l'oscurità, esplorando temi come la guerra, la memoria e la condizione umana.
Vincitore di numerosi premi letterari, tra cui il Premio Pulitzer per la Poesia nel 1990, Simic è considerato uno dei più importanti poeti contemporanei.
È morto a Dover il 9 gennaio 2023.
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- mese di Ottobre 2022