da Rapporto dalla città assediata (Adelphi)
I boschi bruciavano -
e loro
s'intrecciavano le mani intorno al collo
come mazzi di rose
la gente correva nei rifugi -
lui diceva mia moglie ha capelli
in cui ci si può nascondere
avvolti nella stessa coperta
sussurravano parole prive di vergogna
litania d'innamorati
Quando il pericolo era grande
si saltavano negli occhi
chiudendoli forte
così forte da non sentire il fuoco
che gli arrivava alle ciglia
fino alla fine coraggiosi
fino alla fine fedeli
fino alla fine somiglianti
come due gocce
sospese sull'orlo d'un viso
da Rapporto dalla città assediata (Adelphi)
Tutti i tentativi di allontanare
il cosiddetto calice amaro —
con la riflessione
l'impegno frenetico a favore dei gatti randagi
gli esercizi di respirazione
la religione —
sono falliti
bisogna accettare
chinare mitemente il capo
non torcersi le mani
ricorrere alla sofferenza con misura e dolcezza
come a una protesi
senza falso pudore
ma anche senza inutile orgoglio
non sventolare il moncherino
sulle teste degli altri
non picchiare col bastone bianco
alle finestre dei sazi
bere l'estratto d'erbe amare
ma non fino in fondo
lasciarne avvedutamente
qualche sorso per l'avvenire
accettare
ma al tempo stesso
distinguere dentro di sé
e possibilmente
trasformare la materia della sofferenza
in qualcosa o qualcuno
giocare
con essa
ovviamente
giocarci
scherzare con essa
con grande cautela
come con un bambino malato
per strappare alla fine
con sciocchi giochetti
un esile
sorriso
da Rapporto dalla città assediata (Adelphi)
La nostra paura
non porta camicia da notte
non ha occhi di civetta
non solleva il coperchio della bara
non spegne la candela
non ha neppure la faccia d'un morto
la nostra paura
è un biglietto
trovato in tasca
"avvertire Wójcik
il nascondiglio di via Dluga scotta"
la nostra paura
non vola sulle ali della tempesta
non si posa sulla torre d’una chiesa
è terraterra
ha la forma d’un fagotto
avvoltolato in fretta
con indumenti caldi
provviste
e un’arma
la nostra paura
non ha il viso d’un morto
i morti per noi sono benevoli
li portiamo sulle spalle
dormiamo sotto la stessa coperta
chiudiamo loro gli occhi
gli aggiustiamo la bocca
da Rapporto dalla città assediata (Adelphi)
Il ciottolo è una creatura
perfetta
uguale a se stesso
attento ai propri confini
esattamente ripieno
di senso pietroso
con un odore che non ricorda nulla
non spaventa nulla non suscita desideri
il suo ardore e la sua freddezza
sono giusti e pieni di dignità
provo un grave rimorso
quando lo tengo nel palmo
e un falso calore
ne pervade il nobile corpo
- I ciottoli non si lasciano addomesticare
fino alla fine ci guarderanno
con un occhio calmo e molto chiaro
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