Troppe cose da fare davanti allo schermo e tutte, in fondo, inutili. La vita vista dal pc è un complesso di percorsi e traiettorie sbilenche per strade che non portano a null’altro che a perdersi. Il che, poi, è il fine segreto dell’essere in rete.
Sono sempre combattuto circa il taglio da dare a una navigazione serale. La strada numero uno porta alla tranquillità quasi orientale del perl, il rifugio di sempre, l’estasi del codice. La seconda, si dipana tra paesi in rivolta e ordinari orrori italiani. Via di mezzo, se mai è possibile. E due righe sul blog, perchè no? Tanto per bilanciare con un post che non venga dal buio le tante parole sconnesse di questi mesi spezzati.
Sono io anche nelle mani indurite dall’impastare il pane e la focaccia per il pranzo e la cena. E vale la pena essere qui a portare una tartaruga dal veterinario, pesare un bambino e scoprire che sì, pesa ancora 24 chili e quindi è ancora, per un po’ almeno, piccolo. C’è l’abbraccio al mattino che profuma di emozione per una giornata da grandi e la riscoperta di un brandello di sonno. E persino qualche sogno tra gli incubi. C’è il mio corpo indurito, invecchiato, al quale rifilo una pacca bonaria e complice. E un desiderio feroce di sostare in attimi quieti, in una morbidezza inconsapevole, in una zona grigia. Perchè forse è il grigio il colore decisivo. Il piu’ comune, si dice, e invece il più raro.