e tutto quello che scivola attorno si muove con lentezza. Gli abbracci morbidi e le fatiche minime. Tutte le parole trattenute nel respiro e il calore che inalo e custodisco nella macchia calda del letto. Il paese livido che non è il mio. Il sole che mi soffia in faccia e mi porta nelle palpebre abbassate colori in arrivo sui prati. Pause caffè o the’ oppure di sole parole. Il desiderio di cucinare biscotti. Telefonate e mail di finto lavoro. L’incertezza per domani, ma domani chissà. Isolarsi dalle radio che idiotizzano o fanno cinici, secchi dentro. Guardare krishna e la croce, e pascal che gioca a dadi dopo averli truccati. I token ticchettano e si desincronizzano. Le operatrici dei call-center di ditte milanesi parlano in sardo e pensi che hanno quell’incanto la’ fuori e sono lì dentro. E vorresti dir loro: fuori tutti. Amo il terrazzino un metro per tre con il rosmarino che annaspa ma ancora vive, malgrado il freddo pungente. Lo cimo con delicatezza, sarà aroma di una nuova focaccia. I giochi su cui inciampo imprecando. Zorro con il braccio rotto e il pensiero di quale sarà la colla giusta da usare. Le tasche senza soldi. I francobolli ritagliati da amici e parenti. I capelli bianchi e il giornale di ieri ancora da leggere. Il giorno scorre, oppure non è mai cominciato, o forse ho vissuto già tutta una vita.
Con le dita
Il pane che oggi spezzo lo hanno fatto le mie dita. Il sorriso dei bimbi qui attorno l’ho provocato con una parola e un gesto. Due buchi sul muro, un filo teso a sostenere una tenda. Polvere e rumore premiati da un bacio leggero. Eccomi qui, con gli occhi che non mettono a fuoco, a cercare di trattenere il bene che mi scalda. Fuori è freddo, non importa. Lascio scivolare gli occhi sulle parole che rimano e mi appiccicano i pensieri.
Pagine con piu’ scopi in php
Pagine con piu’ scopi, ovvero pagine che possono decidere cosa mostrare in base a una o piu’ condizioni. La lettura del bel libro di Kevin Yank e’ stata illuminante…
Vediamo un esempio:
<!DOCTYPE html PUBLIC "-//W3C//DTD XHTML 1.0 Strict//EN" "http://www.w3.org/TR/xhtml1/DTD/xhtml1-strict.dtd"> <html xmlns="http://www.w3.org/1999/xhtml"> <head> <title>Sample Page</title> <meta http-equiv="content-type" content="text/html; charset=iso-8859-1" /> </head> <body> <?php if (!isset($_GET['name'])): ?> <!-- Nessun nome assegnato, per cui viene richiesto all'utente --> <form action="<?php echo $_SERVER['PHP_SELF']; ?>" method="get"> <label>Please enter your name: <input type="text" name="name" /></label> <input type="submit" value="GO" /> </form> <?php else: ?> <p>Your name: <?php echo $_GET['name']; ?></p> <p>This paragraph contains a <a href="newpage.php?name=<?php echo urlencode($_GET['name']); ?>">link</a> that passes the name variable on to the next document.</p> <?php endif; ?> </body> </html>
Credere di essere
Simone Weil nei Quaderni: “Il nostro peccato consiste nel voler essere, e il nostro castigo è credere di essere. L’espiazione sta nel non voler più essere; la salvezza nel vedere che non siamo”.
In qualche modo, questa è un’annotazione decisiva. In altri termini: questa frase, nella sua icasticità, tocca un punto che è realmente importante. Gira attorno all’inesprimibile, delimitandone i bordi.
Ventisei di febbraio
Troppe cose da fare davanti allo schermo e tutte, in fondo, inutili. La vita vista dal pc è un complesso di percorsi e traiettorie sbilenche per strade che non portano a null’altro che a perdersi. Il che, poi, è il fine segreto dell’essere in rete.
Sono sempre combattuto circa il taglio da dare a una navigazione serale. La strada numero uno porta alla tranquillità quasi orientale del perl, il rifugio di sempre, l’estasi del codice. La seconda, si dipana tra paesi in rivolta e ordinari orrori italiani. Via di mezzo, se mai è possibile. E due righe sul blog, perchè no? Tanto per bilanciare con un post che non venga dal buio le tante parole sconnesse di questi mesi spezzati.
Sono io anche nelle mani indurite dall’impastare il pane e la focaccia per il pranzo e la cena. E vale la pena essere qui a portare una tartaruga dal veterinario, pesare un bambino e scoprire che sì, pesa ancora 24 chili e quindi è ancora, per un po’ almeno, piccolo. C’è l’abbraccio al mattino che profuma di emozione per una giornata da grandi e la riscoperta di un brandello di sonno. E persino qualche sogno tra gli incubi. C’è il mio corpo indurito, invecchiato, al quale rifilo una pacca bonaria e complice. E un desiderio feroce di sostare in attimi quieti, in una morbidezza inconsapevole, in una zona grigia. Perchè forse è il grigio il colore decisivo. Il piu’ comune, si dice, e invece il più raro.