L’approccio contemporaneo all’informazione mi ha fatto tornare in mente la storia del tacchino induttivista di Bertrand Russell, sempre attuale, ora più che mai. Ricordo di averlo trovato qualche anno fa in un libro di Taleb.
La storia suona così.
Un tacchino decide di formarsi una visione del mondo basata sul metodo scientifico. Fin dal primo giorno questo tacchino osservò che gli veniva dato il cibo alle 9 del mattino. E da buon induttivista eseguì altre osservazioni in una vasta gamma di circostanze: di mercoledì e di giovedì, nei giorni caldi e nei giorni freddi, sia che piovesse sia che splendesse il sole. Così arricchiva ogni giorno il suo elenco di una proposizione osservativa in condizioni più disparate. Finché elaborò un’inferenza precisa: “Mi danno sempre il cibo e sempre alle 9 del mattino”.
Era quindi una regola generale della vita quella di essere sfamati quotidianamente da membri amichevoli della razza umana che, come direbbe un politico, “pensavano al suo interesse”.
Alla vigilia del giorno del ringraziamento, accadde una cosa imprevista, che spinse il tacchino a rivedere le sue idee…
La fiducia del tacchino si è rafforzata con il crescere dei pasti amichevoli, e questo senso di sicurezza ha raggiunto il massimo proprio nel momento in cui il rischio era maggiore.
Questa storia mostra quello che viene chiamato “problema dell’inferenza”, un pallino del buon vecchio Hume.
Sembra una storiella per appassionati di filosofia o statistica, io penso sia molto, molto reale.