Il terreno sul quale mi muovo, in questa pagina, è decisamente scivoloso.
L'esigenza di un glossario minimo, da ampliare e approfondire via via che proseguono le letture dei testi, è molto viva.
Ma come fare per non tradire il testo, dando la traduzione di un concetto che non ha un solo, preciso equivalente nella nostra lingua?
La traduzione letterale di termini religiosi o di filosofie appartenenti a tradizioni culturali differenti, è sempre fuorviante / impossibile. Per tracciare dei paragoni occorre fissare quelli che Panikkar chiama "equivalenti omeomorfici".
Come tradurre duhkha, tanto per fare un esempio?
Rinunciare?
No, una prima bussola serve, per quanto imprecisa. Purchè si abbia ben chiaro che è l'esperienza esistenziale corrispondente che va sentita, perchè solo quella "traduce" e non tradisce realmente il concetto.
Legenda