Un post senza motivo, sfumato come ciò che vedo tra la nebbia del mio occhio destro rigato. Un post per non lasciare bianca la pagina troppo a lungo. Perchè la parola consola. Perchè in lei puoi adagiarti e trovare un baricentro , provvisorio e momentaneo. E puoi tornare camminare e parlare, oppure tacere, ma con un ronzio di lettere che ancora ti frulla sulla punta delle dita.
Arrivano i giorni della merla. Non so se arriverà la neve, la vorrei. Mi ficco nelle orecchie rumori di pioggia e di onde, di uccelli e di vento. Tutto artificiale, serve per dormire, rilassarsi. Anche questa è modernità. Ascoltare la pioggia, ma con l’ipod.
Ricordo vagamente il finale di un film di Bergman, con l’immagine del corpo del protagonista che gradualmente si sgrana, fino a che diventa rumore di fondo, pixel indistinguibile. La mia vista soffusa a metà soffoca gradualmente i contorni delle cose. Le ultime parole che mi tengo nella mente quando spengo la luce sono di Lorca, e sono belle. Le tengo a fuoco dietro le palpebre abbassate, mi ci distendo.
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